Louis-Claude de Saint Martin


Tra i discepoli di De Pasqually, oltre all’abate Fournié, vi era pure un giovane mistico, Louis-Claude de Saint-Martin (1743-1803), che nel 1771 divenne suo segretario particolare, al posto dell’abate stesso. Come il suo maestro egli pensava che l’uomo dovesse recuperare la condizione adamitica, corrispondente a quella di "uomo di spirito". Il primo passo per ottenere questa rigenerazione consisteva nel prestare orecchio all’ansia di spiritualità che in taluni eletti si manifesta liberamente. Le sue azioni non dovevano essere esteriori, ma prevalentemente interiori. Il culto interiore di Saint-Martin si basava sulla preghiera, intesa come forma vitale del pensiero e non come recitazione meccanica di una formula ripetitiva. Egli non si considerò mai un vero e proprio maestro, ma il suo straordinario fascino poetico e la sua presenza silenziosa, malinconica e raffinata, gli aprirono le porte dei circoli intellettuali della Parigi prerivoluzionaria, avida di esperienze esoteriche e iniziatiche. Dopo la sua morte divenne noto con l’appellativo di "filosofo sconosciuto", influenzando tutto l’occultismo del secolo scorso e del presente.